Che
strano silenzio.
Mauro
spense il trattore. I tori, nella stalla, sembrava trattenessero il
respiro. Erano solo le dieci di mattina, e di solito a quell'ora
qualcuno in giro c'era. Smontò, appoggiò i guanti alla ruota e andò
a vedere. Magari era accaduto qualcosa, un incidente.
Non
c'era anima viva. E sempre quel silenzio. Si toccò le orecchie,
funzionavano. Uscì in strada. Si incamminò in direzione della
Piazza. Poco oltre, all'altezza della Trattoria, vide un uomo, di
spalle. L'uomo camminava lento, ciondolando. Lo raggiunse. Non gli
parve nessuno di conosciuto. Era pallido in volto. Parecchio. E poi
vide la colonna di gente. Tanti, tutti sconosciuti. Marciavano
spediti in direzione della strada provinciale. Anche loro
ciondolavano, anche loro erano pallidi, di un pallore davvero
innaturale, come quello che viene ai cadaveri lasciati all'aperto.
Dove
stavano andando? Possibile che per strada non ci fosse nessun altro
di Besate? Dove erano finiti tutti? Qui nessuno parlava, neanche
sembrava accorgersi della sua presenza. Proseguì per vedere cosa ci
fosse di tanto interessante. Due metri oltre il cartello del paese,
un muro di nebbia nascondeva qualsiasi cosa alla vista. Solo che non
era stagione di nebbia.
La
gente, muta e senza fretta, ci si infilava dentro. Cosa diavolo stava
accadendo?
Spazientito,
Mauro tornò indietro, e raggiunse quasi di corsa il suo portone.
Tranquillo,
si disse, è tutto a posto, tutto normale.
Qualche
istante dopo, notò che i tori non c'erano più, neppure le galline,
neppure Giulio che avrebbe dovuto essere lì a controllare
l'essiccatoio.
Solo
lui sembrava sempre uguale, non era diventato pallido, non era morto
come quelli là fuori. E allora? Forse, si disse infine, non aveva
senso riprendere subito a lavorare.
Non
subito. Rientrò in casa ad aspettare e a ripulirsi quello strano
filo di bava nera che gli stava uscendo dalla bocca...
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