27 settembre 2008

Abbi fede




- Padre?
- Si?
- Io lo so che questa volta non è come le altre, che questo peccato è molto più grave degli altri, di tutti quelli che ho commesso nella mia vita messi assieme.
- Perché mai, figliola?
- Sento che quello che sto facendo non è giusto.
- Giusto è solo l’amore, mia cara.
- Non so, Padre, ho paura che la Madonna possa averne a male.
- Vorrà dire che la penitenza sarà più lunga e severa, mia cara.
- Ma basterà, Padre?
- La Benevolenza di Nostro Signore Iddio è infinita, non temere.
- È che ogni volta vedo gli occhi della Madonna e del Bambin Gesù che mi fissano nel buio. Mi spaventa un po’.
- Non deve essere per forza un segno negativo. Loro sono sempre al tuo fianco, ti proteggono.
- Dice, Padre?
- Abbi fede, mia cara. Non c’è nulla di male in te e finché abiterai la casa del Signore la sua benedizione ti accompagnerà sempre, ogni istante della tua vita.
- Speriamo tanto, Padre. Grazie.
- Va meglio ora, vero cara?
- Si, Padre. Grazie.
- Ecco, abbi fede e non ti preoccupare che andrà tutto bene. Ora, devi solo recitare un’Ave Maria e due Pater Noster e vedrai che questi brutti pensieri passeranno.
- Si, Padre.
- Vai in pace, mia cara, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
- Amen.
- Ti aspetto alla solita ora, allora.
- Si, Padre, alle dieci.
- Bene, bene. Però, Ines, magari stasera porta anche quella tua amica, come l’altra volta, non è stato tanto male, vero?
- Va bene, Padre, proverò a dirglielo.
- Bene, ora vai vai. Non ti scordare le preghiere, mi raccomando.

8 settembre 2008

Trovati in rete

Apprendistato
di Ugo Mazzotta


- Davvero se la fanno addosso?

- Sì Gennà.

- E come mai?

- È un istinto, Gennà. Lo fanno pure gli animali, è l'ultima chance quando stanno per essere divorati: così diventano un boccone schifoso. Però funziona poco, anche tra gli animali.

- E a te dispiace?

- Gennà, è lavoro. Un bersaglio non è più una persona, è un morto che cammina. Non mi piace spaventarli, no, ma il lavoro va fatto e basta; e fatto bene. Certo, quando mi accorgo che il loro ultimo pensiero è che se ne stanno andando al creatore in quelle condizioni mi fanno pena. Non sono di quelli che si divertono a umiliare il bersaglio: quello non è un lavoro ben fatto.

- Ti è successo?

- Sì, mi ricordo di una volta… era una ragazza, una brunetta sui venticinque, con gli occhi neri come due ulive. All'ultimo momento li spalancò, fece una faccia triste, mortificata, si sarebbe messa a piangere se ne avesse avuto il tempo. E si vedeva che non era più la paura, era la vergogna per quella cosa lì.

- E l'hai lasciata andare?

- Gennà, come te lo devo dire? È lavoro. C'è una regola fissa: se manchi un bersaglio, il prossimo bersaglio sei tu, non ci sono santi. Non c'è mai una seconda possibilità.

- Ma com'è che hai dovuto farti la ragazza?

- Gennà, ma tu quanti fatti vuoi sapere? Quella era la fidanzata del fratello di qualcuno che aveva fatto qualcosa che non doveva fare. E siccome quel qualcuno stava troppo abbottonato, e il fratello pure, chi di dovere ha deciso che ci doveva andare la ragazza di mezzo. Ma tutte 'ste cose, è inutile saperle quando devi fare un lavoro.

- Mi piacerebbe vederti lavorare. Mi porti con te la prossima volta?

- Gennà, ne abbiamo già parlato, sei troppo giovane. E poi l'ho promesso a tua madre prima che morisse: devi andare alle superiori, pigliarti un diploma… Poi vediamo.

- Che palle, papà!


Sbam!


Quante cose. Quante cose potrei fare ancora nella mia vita. Potrei, magari, ricominciare da un nuovo sogno, anche uno preso in prestito. Non ci sarebbe nulla di male. Potrei ripetere tutto da capo, fare meglio. Forse.
Quante cose. Pensare che questi tipi che mi guardano, adesso, con occhi e bocche a cerchio, facce che urlano mute dietro i loro vetri, facce che corrono via sfumando dal basso in alto senza più lineamenti, anche loro avranno pensieri e sogni, e tante cose da fare. Se solo potessi, vorrei fermarmi, vorrei chiedere a ciascuno di loro cosa avrei potuto fare di meglio nella mia vita. Della mia vita.
Ma non posso. Oramai è tardi, sono quasi arrivato.
Vorrei urlare, che mi sentissero, ma non posso. L’aria a questa velocità e così fredda, mi impedisce quasi di respirare. Vorrei solo che si spostassero, che non stessero lì sotto. Anche perché tra qualche istante, purtroppo, io mi schianterò lì, su quel marciapiede, su di loro.
Su di loro. Su di loro. Ora. Via! Addio! Oddio!
Ecco. Sbam!

1 settembre 2008

Perle d'autore

Lo uccisi perché invece di mangiare ruminava.
Era tanto brutto, quel poveraccio, che ogni volta che lo incontravo mi sembrava un insulto.
Tutto ha un limite.
Gli chiesi l'Excelsior e mi portò El Popular. Gli chiesi le Delicados e mi portò le Chesterfield. Gli chiesi una birra chiara e me la portò scura.
Il sangue e la birra, mescolati per terra, non fanno un gran bell'effetto.

Max Aub, Delitti esemplari

Scrittura Creativa

The Big Thrill